LA MACCHINA D’ALTARE E LA PALA DI DOMENICO PIOLA
Uno dei segni dell’accresciuto benessere dei Laiguegliesi fu, oltre alla costruzione del nuovo oratorio della Maddalena, la qualità della decorazione interna, affidata a maestranze di primo piano: per tale motivo nel 1672 i patroni delle barche avevano chiesto al Vescovo una deroga al divieto di pesca del corallo nei giorni festivi per completare dignitosamente l’interno.
L’area presbiteriale dell’oratorio della Maddalena, con la pala di Domenico Piola raffigurante l’Estasi della Santa (1676) e la macchina d’altare realizzata nel 1671 dal marmoraro genovese Dionisio Corte. Foto Giovanni Hänninen
Pala di Domenico Piola raffigurante l’Estasi della Santa (1676), particolare. Foto Giovanni Hänninen
Per la “macchina d’altare” venne scelto lo scultore genovese Dionisio Corte, già impegnato a Genova e in altre chiese del ponente ligure. Nel 1671 i confratelli lo incaricarono di realizzare un grandioso altare con “quattro colonne tortili di marmo mischio bianco e nero di quello che viene da Portovenere…per il prezzo di L. 3800 di Genova”, consegnato due anni più tardi. Nel contratto d’appalto erano compresi i basamenti, le cornici, il paliotto della mensa e tutti gli ornamenti, realizzati in marmo bianco e raffinate tarsie di pregiati marmi policromi, che creano un insieme di grande eleganza.
Macchina d’altare realizzata nel 1671 dal marmoraro genovese Dionisio Corte, particolare. Foto Giovanni Hänninen
L’esecuzione della pala d’altare fu affidata dai massari a Domenico Piola (1623 - 1703) il famoso artista barocco che, proprio negli stessi anni, stava lavorando alla decorazione dei palazzi e delle chiese più prestigiose della sua città.
L’artista doveva aver ben presente lo spazio a disposizione, la qualità e la direzione della luce naturale perché, in otto mesi, dipinse una Santa Maria Maddalena penitente ben armonizzata nella struttura dell’altare e nel contesto architettonico, creando un effetto di illusionismo tipicamente barocco. La luce che proviene dalla piccola finestra aperta sul lato meridionale dell’oratorio diventa, nell’invenzione del pittore, il raggio divino che rischiara la grotta nei boschi di Saint Baume, dove Maddalena si era rifugiata per espiare i peccati.
La sua leggendaria fuga dalla Palestina dopo la Resurrezione di Gesù, a bordo di una nave senza vele né remi che giunse miracolosamente in Provenza - riportata anche dalla Legenda Aurea di Iacopo da Varazze – è uno dei maggiori motivi del suo culto presso le genti di mare del Mediterraneo.