La Pentecoste, Castellino Castello
Su un altare del transetto sinistro della parrocchiale, la tela che rappresenta la Pentecoste (con la discesa dello Spirito Santo, sotto forma di lingue di fuoco, su Maria e gli Apostoli riuniti nel Cenacolo) va riferita con certezza a Castellino Castello, un pittore genovese di primo Seicento noto per un numero relativamente ridotto di opere e, forse, non ancora apprezzato nel suo giusto valore. I contemporanei si riferirono a lui come a un valente ritrattista, e un’effige perduta di “Madama Reale” (Maria Cristina di Borbone-Francia, figlia del re Enrico IV e reggente di Savoia) gli valse addirittura l’incarico di pittore di corte a Torino, dove sarebbe poi morto nel 1649.
Castellino Castello, La Pentecoste (firmato e datato 1623), oggi nel transetto sinistro della Parrocchiale, un tempo sull’altar maggiore della chiesa genovese dello Spirito Santo. Foto Giovanni Hänninen
Castellino Castello, La Pentecoste, particolare. Foto Giovanni Hänninen
Firmata e datata 1623, la Pentecoste era stato commissionata dal principe di Massa, Alberico Cibo, per l’altar maggiore della chiesa conventuale genovese dello Spirito Santo; ma con la soppressione degli enti ecclesiastici ad opera della Repubblica Ligure (1798) aveva ricevuto un prezzo di stima di 180 lire, per essere venduta all’asta e finire a Laigueglia.
Castellino Castello, La Pentecoste, particolare. Foto Giovanni Hänninen
In questa splendida tela Castellino non rinuncia agli schemi manieristici della sua prima formazione, ma riesce ad esprimersi al loro interno con un linguaggio spoglio e robusto, ravvivato da forti tagli di luce che hanno indotto alcuni critici ad evocare il realismo caravaggesco.
L’esercizio condotto sugli effetti di lume si ritrova in qualche dipinto eseguito per chiese delle due Riviere: la Santa Caterina liberata dal martirio delle ruote nella parrocchiale di Sestri Levante, le Stimmate di san Francesco in quella di Pietra Ligure.
Alla fine del secolo scorso la pala di Laiueglia veniva rimossa dall’altare per essere restaurata, e in quell’occasione si individuavano sulla muratura retrostante tracce di una decorazione a fresco appartenuta alla primitiva parrocchiale.